In dialogo
Da Emily Dickinson
È una certa inclinazione della luce,
i pomeriggi d’inverno,
che opprime come grevi
melodie di cattedrale.
Apre una ferita celeste
di cui non troviamo sutura,
ma una distanza interna
dove posano i significati.
Nessuno può insegnarla ad altri
è il sigillo di angoscia,
un’afflizione imperiale
discesa a noi dall’aria.
Quando viene, il paesaggio l’ascolta,
le ombre trattengono il fiato.
Quando va sembra una lontananza
sopra il volto della morte.
**
Io abito la possibilità,
una casa più bella della prosa,
più ornata di finestre
e di porte superbe.
Pareti come cedri,
impenetrabili agli occhi,
e per un tetto infinito:
i pilastri del cielo.
Ospiti, i più sinceri.
Il mio lavoro è questo,
allargare le mani sottili
per cogliere il paradiso.
(traduzione di Rossella Maiore Tamponi)
Bruciare in Oro - spegnersi - nel Viola!
Come il Leopardo - al Cielo
Saltare - e poi al piede
Dell'Orizzonte antico
Appoggiare venato
Il suo volto - morire!
Curvo sulla finestra
Della cucina - Tocca
Il Tetto - ridipinge
Il Granaio - saluta
Rivolto al Prato - è andato
L'Acrobata del Giorno
**
«Speranza» è cosa alata –
Che ripara nell’anima –
E canta il canto senza le parole –
E non si ferma – mai –
E più che dolce – nel Vento – si sente – E la bufera deve essere frusta – Per impaurire Questa Che riscaldò la gente –
Io l’ho sentita nella terra guasta –
Sul Mare che non c’è –
Neanche nell’Angustia
Chiese un grammo – di Me.
**
Leggi - Dolce - che altri hanno lottato - Perché ci rafforziamo - Leggi cosa - lasciarono Per non temere più - E che ebbero fede E noi - più consolati Come amati - da un Regno!
Leggi anche - la fede -
Brillata sopra il rogo -
Chiari segni dell'Inno
Che il Fiume non divora -
Grandi nomi di Uomini
E Donne Celestiali -
Vanno dai Fatti ai - Fasti!
**
Tre volte - ci lasciammo - il Fiato - e Io - Tre volte - Non andò - Ma volle muovere il ventaglio fragile Ma le Acque - non vollero.
Tre Volte - mi innalzarono le Onde -
E poi mi presero - come una Palla -
Fecero visi Azzurri alla mia vista -
E spinsero una vela
Che guizzava a distanza - e a Me piaceva - E pensavo - Morendo - E' una gioia osservare qualche Cosa Che Umani aspetti - ha -
Le Onde ebbero sonno - e il Fiato - no - I Vènti - come Piccoli - oscillavano - E poi il Sole baciò la mia Crisalide - E Io mi alzai - e vissi -
**
Su un Io Colonna è agio
Superare l'Angoscia -
O il Pericolo - e bello
Sapere certamente
Che la Lama non taglia -
E il Cuneo non divide
La Convinzione - Base
Granitica. Se qui
Nessuno ci sta a Fianco -
Ci basteremo - come
Folla - con Rettitudine -
E l'Assemblea - vicina
Al più remoto Spirito - che è Dio -
**
Ci incontrammo Scintille - Divergenti
Selci scagliate in direzioni varie -
Ci separammo e il Cuore della Selce
Sembrò diviso a filo dalla Scure -
La Luce che portammo ci sostenne
Prima che Noi soffrissimo la notte -
Forse - la Selce arriva fino ad Oggi -
Per la nostra Scintilla.
**
Diventare una massa
Come l'ultimo Tuono
Quando viene dal cielo
Mentre ogni Creato
Si nasconde: sarebbe
Questo Poesia - o Amore -
La doppia Essenza è una -
Proviamo Due o Nessuna -
Questa Esperienza uccide -
Chi vede DIO non vive -
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Se una bocca mortale
Potesse divinare
Il Carico che giace
Nella sillaba detta
La ucciderebbe il peso.
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Presentimento – è l’Ombra
Lunga – sul Prato – e indica
Il declino dei Soli –
L’Annuncio dato all’Erba
Impaurita – che il Buio
Tra poco passerà –
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Se non avessi visto
Il Sole non avrei
Mai tollerato l’ombra
Ma Luce il mio Deserto
Nuovo deserto ha fatto –
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Che il Furto ha più Dolcezze, non lo sa
Nessuno, solo il Ladro –
La sua Pietà per la Virtù corretta
La sua Angoscia più divina è questa –
**
Vedere il Cielo Estivo
È la Poesia, ma in nessun Libro c’è –
Le Poesie vere volano –
**
Come è povero chi
Ha una Ricchezza certa
E ogni volta ritrova
La vecchia Cifra avara –
Quando all’Amore basta
Un soldo per mostrare
Come si sfida l’India
**
Troppo Tempo felice si dissolve
E non lascia un’impronta –
L’Angoscia non ha Piuma
O pesa troppo per volare più –
(traduzione di Massimo Sannelli)
Trovare è l’atto primo.
Il secondo, perdere.
Il terzo viaggiare
alla conquista del Vello.
Al quarto niente scoperta
al quinto la ciurma scompare
e infine, il Vello d’oro non c’è.
Anche Giàsone è impostura.
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Non sapendo quando arriva l’alba
apro tutte le porte.
Che abbia piume come uccello
o marosi come spiaggia.
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Vederla è un quadro
ascoltarla una canzone
conoscerla un eccesso
innocente come giugno.
Non conoscerla – afflizione.
Averla come amica
un calore vicino
come se il sole ti splendesse in pugno.
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Da gentilezze minime
-un bocciolo, un libro-
si piantano semi di sorriso
che fioriscono al buio.
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Ieri la Storia
-ed è così lontana-
ieri la Poesia
ed è Filosofia
Ieri è il Mistero
e dove l’oggi sia
mentre scaltri si specula
in un soffio volan via.
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Il Mattino è di tutti
di alcuni – la Notte.
di minoranze imperiali
la luce dell’alba.
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Per fare un prato ci vuole un trifoglio e un’ape
un trifoglio e un’ape
e il sogno.
Se le api sono poche
basterà solo il sogno.
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Tutto di me prendete, ma lasciatemi l’Estasi
Sarò più ricca allora di tutti i miei compagni
Ingiusto è dimorare per me
nell’abbondanza
se alla mia porta c’è chi più di me possiede
nell’abietta indigenza.
**
Svuotami il cuore di te -
sua sola arteria
che inizia a pulsare e ti lascia fuori -
data di estinzione, semplicemente.
Molti flutti ha il mare-
sono un unico Baltico -
ti sottraggono a me - nel gioco,
di me rimane poco
da conservare
“me” voleva dire “te”.
Estirpate le radici - nessun albero ci sarà
Quindi - né te né me.
Strappati i cieli
derubata l’immensa tasca dell’eternità.
**
Noi non sappiamo il tempo perduto
è terribile momento
e prende saldo il suo posto
in mezzo alle certezze.
Una ferma apparenza rigonfia
la carta – il caso - l’amico –
spettro delle solide cose
che per sostanza hanno sabbia.
**
Piangere è così piccola cosa
e cosa così breve sospirare
e per caso di simile misura
noi, donne e uomini, si muore.
**
Presentimento è quell’ombra lunga sul prato
che annuncia il calare dei soli
Avvertimento dell’erba trasalita
che sta per giungere la tenebra.
**
Ragazzo d’Atene
Sii fedele
A te stesso
E al Mistero –
Tutto il resto è Spergiuro.
(traduzione di Lucetta Frisa)