Nodi del cuore
Jonathan Swift e Ester Johnson
Fra il 1710 e il 1713, dieci anni prima della stesura dei
Viaggi di Gulliver, Jonathan Swift scrive un
Journal a Stella, famoso per i suoi appunti di vita londinese e l`uso di un linguaggio infantile, composto di calembours e di nonsense. «Stella» è Ester Johnson, conosciuta da Swift quando lavorava a Londra come segretario di un noto politico inglese. Stella amò Swift per tutta la vita, nonostante l`equivoca e tormentosa relazione che lo scrittore intratteneva contemporaneamente con un`altra Ester: Ester Vanhomrigh, detta «Vanessa».
Londra, maggio 1713
Intingo la penna in un inchiostro che, quando sarà visto dai tuoi occhi, avrà già mutato colore. E i caratteri delle mie parole saranno pollini dispersi nella carta, che attendono l`arrivo delle api. Hai mai osservato come le api succhiano il loro nettare proprio dai libri che le giovinette lasciano spalancati nell`ora del tramonto, quando, docili all`autorità severa del padre, restano a leggere frasi interminabili sull`educazione domestica e sul decoro familiare? È allora che le parole cominciano a giocare dentro le frasi, a sciamare dagli occhi alla carta, rapite da un vento turbinoso e profumato; e così, dalla grandi vetrate aperte, entrano le api e cominciano a volare sui libri. Allora nasce il sogno e tutto diventa bizzarro: la casa enorme si fa piccola come un`arnia, i sogni appena pensati grandi come giganti, e passa, per incanto, il male che stringe le tempie. È da giorni che mi reggo la testa e desidero che un`ape curiosa me la svuoti dalla vertigine e poi, come una zucca di cartapesta, la faccia rotolare nel mondo.
Jonathan
***
Oh mio caro, mi piace
l`immagine dell`ape
è regale e feconda
ma non solo di sogni:
l`ape punge e fa male.
Mi piace
rovesciare il gioco:
fra tante api c`è un fuco
così pasciuto
che nel piacere condisce il dispiacere.
Per lui il miele è fiele.
Così questi nostri giochi
di sfrenate parole
sono piccoli fuochi
fatui di cimitero.
Stella
***
C`è un regno, Stella, in cui le persone si chiamano Messaggeri e vestono di rosso o di giallo, quando devono annunciare eventi lieti come nozze o battesimi, e di grigio e di nero, quando devono portare notizie luttuose o messaggi d`addio.
È singolare, in questo regno di cui Missiva è la capitale, il modo con cui i Messaggeri rossi o gialli si comportano durante il cammino: si schiaffeggiano, si azzuffano, rotolano nelle pozzanghere, e quando arrivano a destinazione il messaggio è irrimediabilmente sporco e confuso, come se nozze o battesimi fossero eventi insensati.
Noto, al contrario, con quanta naturalezza i Messaggeri grigi o neri percorrano la strada con andamento diritto e maestoso, senza lasciarsi distrarre da nulla, e arrivino a destinazione con puntualità straordinaria, senza ritardare un minuto.
Il lutto si addice a chi lo riceve, Stella: forse i vivi, che non sanno perché vivono, vogliono essere consolati da un dolore reale, per non piangere dei propri fantasmi.
J.
***
La ragione, mio caro,
è che nel regno di Missiva
non nasce la bella oliva
perché l`aria sa di bara.
C`era una volta un ragazzo
che credendosi a Children Road
si perse nella sabbia
della rabbia.
Tu sai mio dolce amico
come nel regno del Senso
tutto è tetro e melenso.
Nel Nonsenso invece
ciò che non penso dico
ciò che non dico penso:
e la pece
si muta in pace
la pena
in pane
il deserto
in dessert
la rabbia in Arabia
e la bara in birra da bere.
S.
***
Oh Stella piccolina, sappi che, se lo vogliamo, c`è sempre un`isola sospesa in un nembo di cirri, appena poche miglia sopra la crosta della terra, è una macchina asciutta, aguzza, ventosa, che assorbe le passioni umane, prosciuga i sentimenti appiccicosi: è una bocca fresca, una cavità oscura a cui salgono tutte le passioni in eccesso, i fumi di tutte le emozioni e i camini e le cloache della città; e, dall`altra parte, ne escono, purificati, i raggi silenziosi, i freddi raggi lunari. Oh fossimo insieme su quell`isola, Estrella - l`isola che ci toglie dal dolore degli incontri e degli addii, dalle parole inutili, dagli squallidi malintesi - l`oasi in cui il mondo si svuota del mondo e anche la fangosa Londra diventa un`isola senza frastuoni e senza fetori, una felice radura, un`oasi placida e chiara che mi guarisce dalla vertigine...
J.
***
L`isola scioglie i nodi
dalla terra si staccano chiodi:
obblighi regole modi
maniere malanni e sudore.
Caro, perché non snodi
il tuo aggrovigliato cuore
di lilliput col mal di testa?
Gira gira la luna
l’ago non ha più cruna
giro giro tondo
nella mano il mondo:
Gulliver lo frantuma.
Gira gira la terra
ogni nodo è guerra
gira gira la testa
e ago e terra e cruna
danzano in festa.
E volerai sulla tua isola bella
dove tutto è grande e lieve,
ma resta qui
il tuo nodo
a Stella.
S.
***
Sì, Stella, le proporzioni possono cambiare e un bicchiere di quattro centimetri eccolo grande come un lago e la carta con cui ti scrivo eccola prato e questo piatto di roastbeef fumante cratere di vulcano. Se solo, mia cara, fossi alta un metro di più e io uno in meno, si parlerebbe di Jonathan il nano e della gigantessa Stella, che si esibiscono nello strampalato teatro di qualche Isola Volante.
E` il nodo della questione o una questione di nodi? Quanti legano la terra al cielo! Nelle stelle gli astronomi leggono nodi, come nelle orbite dei pianeti e nel moto degli astri. E i matematici dicono che nodo è il punto della curva in cui le tangenti sono reali e distinte (come le nostre vite, mia cara?). E non è forse vero che i nodi dei tessuti e dei nervi attaccano le ossa alla pelle, perché l`illusione della vita resista, e lo stesso cervello è il primo nodo di un labirinto che, nel tempo del suo dipanarsi, chiameremo destino?
J.
***
A chi basta
di sole parole scritte
una missiva?
C`è chi vuole
le labbra sulle labbra
e la voce viva.
S.
***
Stellina mia, non temere, non ti lascerò più sola troppo a lungo. Mi snodo da un mondo troppo greve senza di te. Londra certo non brulica di uomini-uccello: sono rari come arabe fenici. Ma esistono, sai?, e io sono uno di loro. Domani - sta` sicura - volerò da te. Sarò aquila o moscerino? Nano o gigante? E tu, sarai cattiva o buona con me?
A domani, dunque.
Tuo J.
***
Domani, domani,
parole o mani
il tuo corpo o i sogni?
Domani,
terra o luna
il cuore senza bisogni?
Sarò cattiva o buona
sarai nano o gigante
quante parole quante.
Domani
ti parlerò di figli
e mi risponderai fogli
ti chiederò mi sposi?
mi parlerai offeso
del peso
del tuo naso.
Ma mi dirai che m`ami
e ti dirò che menti
e devi darmi un segno:
fra nodi e snodi
mi ami o mi odi?
Mi vuoi o non mi vuoi?
Non mi odi ma...
non mi odi.
E dammi questo segno!
Domani?
Sorry, proprio domani
domani ho un impegno.
Ester Johnson