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DIARIO DOPPIO (Robin, 2017)
13 giugno
Ma tutto è cambiato. La montagna è laggiù, oltre la finestra. Pura, alta, ghiacciata. Non sento il suo suono. Oggi non capisco più perché uomini e donne debbano così spesso essere travolti da un desiderio che li spinge a sudare come animali, a rotolarsi avvinghiati, ogni volta violandosi, colpendosi, mordendosi, bagnati di saliva e di sperma. Lotta affascinante e terribile. Io me ne sento così estraneo. Sono tutto dentro i miei silenziosi, immobili sessant’anni. Se la donna giovane che mi dorme accanto da quasi due mesi, si svegliasse in piena notte e decidesse di avvicinarsi per baciarmi, la respingerei. Così, credo, dovrebbe essere il paradiso di chi ha smesso di credere nei paradisi, il paradiso di un padre che ritrovasse dopo anni la figlia e dopo anni si accorge di non averla mai amata. ** Non scrivo per ricordare o lasciare memoria ma scrivo quasi a occhi chiusi al posto di una sigaretta per impiegare il tempo vado fumandomi via da me. Scrivo per proseguire il sonno perdermi o ritrovarmi in una diversa illuminazione. Scrivo perché trabocca la mia melanconia e mentre scrivo le parole sono vino che lentamente mi porta via lontano anche dalle parole. Rito insensato che consumo fino all’osso della solitudine. Tu non mi ha vegliato quando piangevo la notte tu dietro le mie spalle non leggerai ciò che scrivo... Sono libera adesso non giudicata -adulta. |