CORPI DI CARTA CHIARA |
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Estratto da Chiara Libre 17 Agosto 2008 00:27:33 |
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Perché? Interroga. L'infido mamba. Il punto - di domanda. Si replica e si moltiplica mentre latita: la risposta. E quando il passo cede, ti prende per mano. Inatteso arrivo. Nel troppo fumo: la voce dell'etere ha viso di donna. Spaziozero di un assoluto [e Lui mi ricorda: si conta da prima. Prima dell'Uno: integro zero], spazio che ferma la furia di corsa. Firma: Liliana Zinetti. E soprende: la mole di merda, grani di sangue, grumi di sempre - si frena. Un sorriso. Semplice grazia. La stima che lotta. Anima e dis.ænima: è l'amara spina e ritrova nuda - la terra sotto i suoi piedi.
E non frana.
Da Vina - a Ofelia
I
Sur l’onde calme et noire où dorment les étoiles
La blanche Ophélia flotte comme un grand lys,
Flotte très lentement, couchée en ses longs voiles …
- On entend dans les bois lointains des hallalis.
Voici plus de mille ans que la triste Ophélie
Passe, fantôme blanc, sur le long fleuve noir;
Voici plus de mille ans que sa douce folie
Murmure sa romance à la brise du soir.
Le vent baise ses seins et déploie en corolle
Ses grands voiles bercés mollement par les eaux;
Les saules frissonnants pleurent sur son épaule,
Sur son grand front rêveur s’inclinent les roseaux.
Les nénuphars froissés soupirent autour d’elle;
Elle éveille parfois, dans un aune qui dort,
Quelque nid, d’où s’échappe un petit frisson d’aile:
- Un chant mystérieux tombe des astres d’or.
II
O pâle Ophélia! belle comme la neige!
Oui, tu mourus, enfant, par un fleuve emporté!
- C’est que les vents tombant des grands monts de Norwège
T’avaient parlé tout bas de l’âpre liberté;
C’est qu’un souffle, tordant ta grande chevelure,
A ton esprit rêveur portait d’étranges bruits;
Que ton coeur écoutait le chant de la Nature
Dans les plaintes de l’arbre et les soupirs des nuits;
C’est que la voix des mers folles, immense râle,
Brisait ton sein d’enfant, trop humain et trop doux;
C’est qu’un matin d’avril, un beau cavalier pâle,
Un pauvre fou, s’assit muet à tes genoux!
Ciel! Amour! Liberté! Quel rêve, ô pauvre Folle!
Tu te fondais à lui comme une neige au feu:
Tes grandes visions étranglaient ta parole
- Et l’Infini terrible effara ton oeil bleu!
III
- Et le Poète dit qu’aux rayons des étoiles
Tu viens chercher, la nuit, les fleurs que tu cueillis,
Et qu’il a vu sur l’eau, couchée en ses longs voiles,
La blanche Ophélia flotter, comme un grand lys.
I
A filo d’onda calma e nera dove dormono le stelle,
Ofelia bianca è quasi un grande giglio in altalena,
che tanto lenta ondeggia, distesa nel lungo tulle…
- si tendono da selve lontane grida per la preda.
È qui e più di mille anni: la triste Ofelia
passa, spettro bianco, sulla lunga riva nera.
È qui e più di mille anni che la dolce follia
mormora il suo rumore nel soffio della sera.
Il vento, se bacia il suo seno, dispone a corolla
i grandi veli nella culla mite della fonte;
di salici è il fremito di lacrime sulla sua spalla,
inchini di rami nel sogno largo della fronte.
Le ninfee sfiorate, in corona di fiati;
e qualche volta veglia, nell’ontano che dorme,
in qualche nido dove fugge, in un batter d’ali:
- mistero di astri in oro, un canto che a terra piove.
II
O tu, tenue Ofelia! la bella nel modo di neve!
Ora sei morta, una bambina, dal flutto rapita.
- il vento di Norvegia nel verso che depone
diffuse piano, per te: franchigia è fatica;
e un soffio tortura la tua forte chioma,
a tono di sogno nell’anima ritratti strani suoni;
e il tuo cuore era speso al verde che chiama
nel pianto dell’albero, e nei sospiri scuri;
e la voce di mari folli, immane gemere,
troncava il tuo seno acerbo; troppo umano e troppo dolce,
e un mattino di aprile, un pallido e bel cavaliere,
un puro folle, alle tue ginocchia si pose, senza voce!
Cielo! Amore! Libertà! Che sogno, e povertà di Folle!
Tu ti fondevi in lui come una neve al fuoco:
la tua mera pupilla mutò le tue parole
- e il blu del tuo sguardo sgranò l’Infinito tragico.
III
- e il Poeta dice: Alla luce di stella
i fiori che hai colto, la notte, li vieni a cercare;
e io ho visto sull’acqua, cinta nel lungo tulle,
un grande giglio, Ofelia bianca, e dondolare.
[Arthur Rimbaud, traduzione di Chiara Daino]