CORPI DI CARTA CHIARA |
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Estratto da PostPopuli 24 Marzo 2012 16:07:08 |
di Chiara Daino
«Parla, o anziano, ciò ti s’addice,
ma con discrezione
e non disturbare la musica»
[Sir 32, 3]
PROLOGO: L’INCONTRO
«Non ti cambi? Tra poco arriverà il prete per la benedizione delle case! E tu sembri uno zombie di Romero… Non ti cambi?». «No! Non mi cambio! No!, Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì. E la mia tunica di pelle [e borchie] non la nascondo! Capisco che una figura incappucciata nella felpa dei Metallica, tra teschi e sangue e Jimbo irato, non sia l’immaginario più pacificante – nell’immaginario collettivo, ma non mi cambio! Sono figlia di Dio, tanto quanto un colletto bianco o una velina acquaesapone! Sono figlia di Dio e di Dio». E intonando Ronnie James frullò il bricco di caffè sul muso del suo vicino d’appartamento: «ti rendi conto? Ogni giorno un’apocalisse nuova e dovrei travestirmi da brava ragazza? E che cosa significa? Le brave ragazze – le concepisco e le traduco solo in un’accezione multilinguistica: le ragazze coraggiose. Punto. E precisiamo: a trent’anni sarei una donna, fiera dell’Etica Metallara, prima di ogni estetica e a prescindere da qualsiasi moda o capriccio stilistico. Non mi cambio! Mi valga pure l’inferno, se basta questo!». E spolmonava e grandinava ulcere sul giovane dal viso glabro e dall’occhio rassegnato.
Campanello. E scardina all’interno la porta, furiosa perché è convinta che Gesù se ne sbatta di come lei si vesta!
«Tu devi essere Chiara Luce» – esordisce il Prete. Lei l’invita ad entrare [come si deve invitare un vampiro] e conoscendo, da brava ligure, Chiara Badano, risponde: «dovrei, ma sbaglia Chiara». «Non importa» – continua il prete avanzando oltre la soglia – «tu sei santa!». Lei china il capo rimbalzando su James Hetfield che le ruggisce sul petto e ride: «non credo il Pontefice sarebbe d’accordo». E Don Emanuele sorride solare e si presenta: «per cortesia, ti sembro uno di quei preti che non conoscono e che demonizzano il Rock e il Metal?». Spiazzata, tentenna: «prego?». E il Don s’illumina di passione: «Grande Cesare! Come potremmo non amare Fratello Metallo? Lui l’ha detto e ridetto: giudicare i Metallari come tutti satanisti sarebbe come giudicare una sciarpa solo dalle rare frange!». Lunga pausa e poi, molcendo lo sguardo, aggiunge: «e lo stesso dovrebbe valere per i preti. Non siamo tutti pedofili».
Touché!
Mai prendere il peggio come regola e mai confondere messaggio e messaggeri.
ATTO PRIMO: LA TONSURA
E partirono dal batterista, da quel suo amico batterista che preoccupava, di doppiacassa in doppiacassa, i genitori: «è posseduto!». E chiamarono il parroco che, sfoggiando baffoni alla Lemmy, tranquillizzò i capifamiglia sistemandosi alla batteria demoniaca e intonando tutta la sua gioventù: «Silver Machine» e tributo agli Hawkwind!
E partirono da Fratello Metallo, dalla tonsura e dal video che le tranciò la cassa toracica. E nuovamente fu pietrificata: «non dovete viverlo come un abbandono, come una rinuncia o come il ritorno della Santa Inquisizione – ma come il Rispetto per la Veste e la Fede che ha sposato nella piena coscienza di aver seminato. Ora sta a voi germogliare, fiorire e far fruttare il suo Operato». E dopo un improvvisato duo, cantando Believe, sui Savatage si abbracciarono – salutandosi.
ATTO SECONDO: POETALLICA
E dove il prete abbracciò, più di un poeta ringhiò – all’insulto e alla bestemmia, perché il Metal NON è Poesia. E con un colpo di pinna borchiata li smascherò, gloglottanti prevenuti, con semplice stratagemma: tradusse più di una lirica *chiodata* e senza rivelarne la provenienza e [prevista reazione che giàsapeva] sgranava i trentadue cavalieri bianchi della sua dama rossa, ridendo per i complimenti…
La Musica Metal come viatico/veicolo Culturale e Poetico – è realtà innegabile, da sempre.
Dalle “origini onomastiche” [c.f.r. Uranian Willy, the heavy metal kid di Burroughs] il legame che mesce, contamina, fonde e sposa, in alchemica armonia – Letteratura & Heavy Metal – è legame vincolante per qualsivoglia Critica ad ampio spettro: la Lettera Aurea deve molto [anche] alle Lyrics dell’Acciaio, più puro e più pesante. Blake [Virgin Steel], Coleridge [Iron Maiden], Dante [Sepultura e Ancient], De Sade e Pessoa [Moonspell], Milton [Elend e Paradise Lost], … Sono solo alcune Coppie Nobili e degne di Nota. O almeno: dovrebbero esserlo. Pure: l’italietta gerontofila, misera e miope della “cerchia colta” è troppo presa dal farsi mutue fellatio mentali per riconoscere l’importanza divulgativa a mezzo Marshall.
E lei sostiene e supporta con inoppugnabile precisione filologica [benché necessiti ancora tempo e tempo di studio] quel ch’ama chiamare la Doppiacassa Di Dante [Pluto dice “con la voce chioccia” (Inferno, Canto VII) e la glossa riporta: “rauca, fra l’aspro e lo stridulo” (Ediz. Garzanti) – e non è ipotizzabile si tratti di protogrowling? O, quanto meno, della prima attestazione scritta di una sonorità definibile protogrowling?].
ATTO TERZO: IL METALLO TI SALVERÀ [anche dalla crisi economica]
«Crisi». E si riassume tutto il panorama (economico/politico/artistico/umano/ecosistemico) mondiale. Pure: di tutte le manovre, azioni, rivoluzioni – per riemergere e combattere, resistere e contrastare, quella che le scintillò ogni globulo reca la firma di Bruce Dickinson. Astraeus Airlines, compagnia aerea che alle voci piloti di linea e direttore marketing riporta anche il nome di Setteottave Bruce, ugola degli Iron, fallisce. Come salvare i dipendenti in mobilità? Bruce Dickinson si mobilita per rilevare la compagnia, salvare i colleghi e creare 1500 posti di lavoro. A light in the black? Sure! That’s Metal, Folks!
EPILOGO: ALL I ASK OF YOU IS BELIEVE
Credere: è Voce? È Verbo? È Volontà? Credere è. Il verso imperativo.
Chi crede a chi? Chi non crede a che cosa? Provare per credere? Vedere per credere? È questione di fede. E quale senso sacro? Quale religione? È una scelta personale. E si sceglie. Anche di affrontare e di vivere la vita come una reazione. Una reazione a catena che vede le nostre mani giunte come anelli di un solo saldo proposito: resistere. E insistere, contro lo spauracchio del Mulino onnipotente. Noi esercitiamo il diritto e il dovere di scegliere, rifiutando la codardia di chi accetta, supino, di lasciarsi plagiare e plasmare da ogni atteggiamento persecutorio e passivante. In nome della nostra Passione, abbiamo bussato: alle porte del Paradiso. Abbiamo bussato: alle porte del possibile. Abbiamo buscato. Noi non abbiamo mai smesso. Di credere e d’incassare, di agire e di reagire. Noi che non riusciamo [quasi mai] a farci capire, a farci aprire: porte e permessi. Per essere: altro. Per esprimerci: oltre.
Noi siamo una persona plurale di singoli decisi a destinarsi: un domani diverso. Un tempo nostro. Ora che il vostro «divide et impera» perde presa? Ora che vi divora: una generazione grave, una generazione gravida di giustizia. Ora: come seccate i secondi? Come a Sparta? Come vi liberate dei figli scomodi, dei figli diversi, dei figli malati? Come sistemate i figli che non si sistemano nel sistema?
Contro ogni previsione, contro le maledizioni, contro tutte le mafie: siamo cresciuti. Uniti. Illusi e delusi. Siamo ancora qui. A fare famiglia. A fare futuro. A dire. La nostra parola precisa e piena. Barricata comune – alle lacrime, ai lividi. Noi siamo chi si aiuta. Chi affonda: due dita nella gola dei vostri governi, dei vostri pregiudizi.
Perché la parola capace forza le vostre prigioni. Avete auspicato: il peggio per i posteri. Abbiamo un augurio, uno solo: lunga vita! Lunga vita a Voi! Ve l’hanno detto mai? Sir John Davies l’ha inciso a fuoco: «NON giudicare il dramma prima che sia finito»… Ve l’hanno detto mai? C’è chi crede. C’è chi è. E continua a credere. A chiamarsi: fratello e sorella. Un passo fermo, graduale, solido. Il nostro. Negando e negati, siamo ancora qui. Abbiamo fuso: arti e parti. Abbiamo fuso: le vostre coscienze plastiche. Cambiato il fuso, siamo noi il tessuto connettivo di un organismo nuovo. Cambiato il fuso: siete voi fuori orario, fuori tempo massimo. È troppo tardi per riparare l’argine.
Non potete più fermare: i bimbi con le borchie.
Sì le canto per dir d’esto forteto:
«non far lo sodomita, se scribente
non lavarti nel lirico secreto!
Non andar tra la poetica gente
che munge ti minge, stregghia, ti cinghia!
Non viate – nello Gotha dolente
stacci Puoti orribilmente ringhia:
essamina tuo testo con disgusto;
giudica qual purista e t’avvinghia
per farti mal garante del buongusto!
Sprimi te stesso non quei ch’altro pande!
Non soccombere mai – a quest’angusto
scempio della natura tua, sii grande
anco tra’i gran tacchini che sol citano:
chi crede – flamme de Metalle spande
sulli paupulanti, quei che sol vìtano!»