Look into the future look into my eyes and tell me... [ Ozzy Osbourne ]
È l’ultimo, è l’unico modo residuo – per essere poeta. Dirsi corpo di poesia è solo memoria di muscoli: sorridere al più potente/prepotente, strizzare l’occhio/orecchio alla cricca/combriccola che calca – l’orma perfetta, il buonismo grafico e semantico.
[A noi non resta che. Vestire i Vostri scarti: il Ruolo degli Impuri, la Cattiva Letteratura, il Fattore Fastidio e i Suoni Molesti]. E si resta. In tutto questo friggere di aria e sbandierare un sincero (?) sentire sociale – chi porta poesia è ignorante. Incide chi Vi ignora. E si lecca le ferite mentre Voi leccate rapaci, felpate lingue. Chi mangia chi? Chi pubblica chi? Nella buca dei perché – il suggeritore satanasso sorride, in silenzio. E chi resta fuori [dal gregge dell’Arca/Arcadia], Vi ignora. Dopo l’immenso dispiacere, l’onere di conoscerVi. Di persona. Ché è qualcosa di personale: siete al servizio di un senso mancato. Di un accordo muto che incanta il vuoto. Che cade nel vuoto. Ecco come parla il popolo silente: pèrdono tutti! Certo più comoda la vostra lettura. Avete artefatto l’assoluzione: perdòno tutti. Leggete come cifrato vi coccoli, senza ombra di calunnia, di condanna. Per il popolo silente siete colpevoli. Tutti. Tutti i Vostri scheletri triti in teche/techne. E se si può (?) pestare la Vostra regola, se si può (?) turbare la nebbia con la rabbia, se si può (?) cremare la Vostra schiuma teorica – è solo perché siamo: quella piccola piccola parte. Il popolo silente che r’esiste. Vi conosce. E Vi ignora. Viva per la lingua muta: è una piccola piccola particella impazzita. Cambia la marcia chi non merita, chi non mistifica – tutto questo strisciare. A tempo debito: non siamo in saldo! Vi piace il suono del silenzio? E se (Ne) scriviamo? Se la bestie da macello, ora macellano? La fiera della Vostre vanità è zuppa. E ora? Ora che il legno è molle e putrido? Ora come ci vince il Vostro mulino? L’avorio delle Vostre torri è cariato, è corrotto. E il popolo silente (Vi) aspetta, nel silenzio carico di cicatrici. Il popolo silente (Vi) ignora e vive. In attesa: la verità non ha fretta. Eterna il clima, quando piove. Tempesta via i Vostri deserti. Il popolo silente è un popolo di Attori: rubate pure le nostre scene – non siete credibili. Avanzi di spettacolo per paupulare in cortile. Il popolo silente è un popolo bastardo: abbiamo sangue misto, di bile e miele, flogosi di flagelli, rugiada che respira. Il popolo silente è un popolo pallido che porta panico: le pupille come coltello, la frase felina in furia – a fondere, affonda. Il popolo silente è un popolo pericoloso: non ha paura di piangere. Nel dolore la nostra dignità. Nelle fitte il nostro riscatto. Nelle mani – giunte – le corazze per contrasto, per Essere nonostante. E si forgia nella lacrima una lama senza scorie: il valore di chi non è pronto a morire, senza prima combattere. Il popolo silente è un popolo ignorante: non Vi considera. Degni di lotta, degni di nota. E pulitevi la bocca prima – di tentare la frase metallica: non parlate di metallo ai metallari! Non commentiamo, ma abbiamo letto. Tocchiamo, forse, il Vostro Spinoza? Citiamo a scudo i Vostri “Montale!”? Perché, quindi, chiamate in causa – per le Vostre cause – i Nostri Borchiati Poeti? Che, da sempre, ignorate: TIME HAS TAKEN ITS TOLL ON YOU/THE LINES THAT CRACK YOUR FACE. Il popolo silente prepara le “Casse” per Voi: Ready to sing their enemies their last lullabies/The sunlight disappears, only torchlights break the dark/Depressive silence broken only by hard pounding hearts/Mist falls down shrouding the field in mystery/After this night all false metallers will rest in peace. Il popolo silente è un popolo di bambini, reduci dal massacro: Children Of Bodom.
C.D.
[ Es - Tratto da: Absolute Poetry, 09/06/2009 ]
http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article1743