Il quotidiano porta a perdere: fiducia nel genere [umano?]. In qualunque forma [e firma] - l'Orrore si esponga: non ci resta che piangere? E chi ci regala la forza per reagire? Per resistere? Chi regola bene i volumi? Quale peso alle parole? Alle persone? Quanti sgravi alla coscienza?
Chi scrive - non sa più. Se scrivere serva [e il palco come la pagina - e il puro a testa alta, in ginocchio e prega]. Il battito di farfalla e di ciglia per cambiare rotta: la retta di un volo che sembra parabola... Discesa senza punto fermo: la Storia che finisce l'uomo? L'uomo che è finito: non ha mai imparato?
Per quante spade - a schiacciare: basta sapere. Che hai fatto. E continui: a darti grammo a grammo, per salire sul piatto e dare il giusto [quello che puoi] alla parte di luce. Che nutre chi la vede. E sia goccia a goccia - contro ogni lapide.
Il mio GRAZIE - a chi [mi/si] tiene: libra.
Chiara Daino
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Delirium Project [12 Dicembre 2007]
LA MERCA
I libri sono come le persone. Sono esattamente come gli individui. Alcuni riesci ad indentificarli e catalogarli chiaramente fin dal primo sguardo. Da come sono vestiti, da come gesticolano, da come si muovono. Alcuni di questi sono calmi, pacati, quasi repressi, altri sono furenti, furiosi, agitati e iperattivi. Alcuni sono belli, altri brutti. Vi sono quelli che affascinano, e quelli che trasmettono ribrezzo dopo meno di cinque minuti. Qualcuno ti tiene compagnia per qualche settimana ma poi finisce in un buio scantinato della nostra memoria, e altri invece rimarranno per sempre nel nostro cuore, come vecchi amici d'infanzia, destinati ad essere qualcosa di più di semplici individui comuni. Lo stesso vale per i libri, che ancora di più si prestano ad essere conosciuti, vissuti, catalogati ed infine schiarati in file immaginarie di librerie mentali. Ma a volte, magicamente, si incontra lo sconosciuto. L'ignoto. Il nuovo.A volte capita tra le nostre mani un libro che non ci aspettavamo, un libro che forse non era destinato a noi, un libro il cui fato s'è incrociato al nostro, solo grazie al caos primordiale che comanda i fili delle nostre menti intorpidite dalle abitudini quotidiane. Un libro tanto affascinante quanto difficile. Un libro che non è possibile canonizzare all'interno dell'esperienza vissuta, e quindi riesce ad aprire la mente a nuovi pensieri, a nuove emozioni. A nuove realtà. Un libro da scoprire. Un libro da amare. Un libro da vivere. Incondizionatamente.Non lasciatevi ingannare dalle dimensioni de La Merca, perchè dentro quelle piccole pagine c'è molto più di quello che si potrebbe pensare, e la lettura non scivola via affatto leggera e leggiadra come uno potrebbe aspettarsi. Ogni lettera al suo interno ha un ben preciso significato, ogni punto diventa verbo, ogni frase è pensiero. La sua autrice, Chiara Daino, riesce a imprimere in ciascuna pagina la gioia della scrittura e l'estetica della lettura, al punto che giunti al termine ci si rende conto di essere diventati dipendenti di una nuova forma di droga, una di quell più sottili e pericolose. Ma il viaggio mentale fino a quell'ultima pagina è un percorso che non si può cercare di narrare o confinare in una semplice e scarna recensione. Sarebbe come voler riassumere la Divina Commedia in una qualcosa tipo "Dante non muore ma va in paradiso". Inutile, e decisamente riduttivo. Sono però presuntuosamente convinto che se Chiara Daino avesse dovuto descrivere il suo libro a qualcun altro, ci sarebbe ovviamente riuscita. E forse, avrebbe fatto un qualcosa che sarebbe suonato pressapoco così.Estetica la scrittura, estatica la lettura, invernale nel suo incedere, infernale nel suo creare dipendenza. Uno stile enigmistico e vero per una storia enigmatica e sincera, nera fin dall'inizio all'afona e sinfonica fine. Dichiarano a Chiara Daino: "chi darà a noi la crema?" La Merca le marca. Chiara, dai, no. Marcale, c'è l'amor. O carina, chi è la dama?
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