Chiara Daino
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25 Novembre 2008 23:08:40


THE POWER OF THY (S)WORD
[ di Marco Turco, giornalista e batterista degli Atreides ]


«E se traducessi “steel” con “ferro”?»
Iniziò così la mia chiacchierata con Chiara, quando mi annunciò il suo progetto di traduzione di testi Heavy Metal. Pardon: di raccolta di poesie. E guai a chi fa il mio stesso errore.
«Insomma... la parola “acciaio”, come suono FA SCHIFO» -questo mi diceva Chiara. Partiamo male, pensai: già si va a minare le fondamenta. Glie lo dissi subito: guarda che sei andata a prendere un termine che è fondamentale.
L’acciaio. Quello di Conan il barbaro. Il Metallo per eccellenza.

Da quando esiste l’Heavy Metal, da quando mr. Judas Priest lo partorì, il Metallo è sempre stato quello -steel. Il metallo per antonomasia: più tagliente, più lucido, più resistente. Che non arrugginisce. Come la musica che rappresenta: quella musica che può permettersi di essere anacronistica in un album, e d'avanguardia nell'album successivo.

Quella musica che sa far sposare Paradiso e Inferno, che sa far giocare a dadi un angelo e un baro, che sa raccontare di milioni di cosmi distrutti e di mondi che vivono al di là degli specchi. Di peccato e di redenzione, di amore e di odio. Di vita e di morte: e che quindi, va (molto) al di là di ogni tempo. Anzi: che del tempo se ne fotte. Perché, con la quarta dimensione, il Metallo ha imparato a giocarci da sempre, come un bambino gioca con un orologio finto.

Quella musica che ha imparato a intrecciare incubi e chitarre come si intrecciano gli intestini di un corpo umano, e poi ha mollato in mano al suo ascoltatore la matassa sanguinolenta dicendoli: adesso districa –se ci riesci- e cerca di capirci qualcosa!
Quelle musica che, da trent'anni, sta raccontando una storia (e milioni di storie) che pochissime volte qualcuno ha cercato di interpretare. Chiara Daino è una di questi qualcuno.

Poesia: figuriamoci, si potrebbe dire. Il testo di una canzone rock a volte non lo leggono nemmeno i fan. Una volta lo facevano: quando dovevi conoscere le parole, per cantarle sotto il palco o tatuartele sulla pelle. Ma -diciamolo, oggi ci sono quelli che il booklet non ce l’hanno nemmeno: perché non hanno mai comprato il cd.
Forse l’Heavy Metal ha dalla sua qualche eccezione in più: il calendario mentale dell'ascoltatore medio di Metallo, di solito, viaggia ancora tra gli ‘80 e i ‘90. E, con buona pace del suo portafoglio, i cd (ogni tanto) li compra ancora. O quantomeno si va a cercare i testi sul web. Poi ci sono i fissati: quelli che il booklet ce l'hanno originale, il testo lo sanno a memoria e ti sanno pure trovare i riferimenti, le fonti di ispirazione.
Quindi, chissà: con un genere di musica come questo, poteva avere un senso: trasformare le parole in poesia. Almeno provarci.

Che poi, uno dice: è la musica che conta, no? Mica le parole. Cioè, ci sono band che manco ce l’hanno un cantante: sarà mica un cantante uno che di soprannome fa “Corpsegrinder” e che per dueminutietrentasecondi rutta nel microfono qualcosa tipo «niaarrawgawrafreybruarartrlaaauratgbraefgruagwaragh» et cetera? E invece, Chiara ha anche tradotto loro, i Cannibal Corpse.

Come ha tradotto i dedali dei Death e i sospiri dei Savatage, i Dark Tranquillity e i Testament, gli immancabili Maiden e i 'Tallica, i nonni (Black Sabbath, Judas Priest e Motorhead) e i nipoti (Nightwish, System of a Down, Cadaveria), gli italiani Lacuna Coil che li conoscono tutti ma anche i sempre italiani Sadist che magari li conosce qualcuno in meno. E i Manowar, pure loro. Quelli dal cui manifesto Heart of Steel ebbe inizio la chiacchierata di cui sopra.

Chi se lo aspettava che i Carcass, tra un cadavere sezionato e l’altro, avessero scritto che “senza la sfera sensibile le corde del tuo cuore sono tronche”? O che i versi di Chiara sui testi dei Blind Guardian potessero DAVVERO evocare Frodo e Merlino? O ancora: andatevi a guardare come Chiara rilegge gli Slayer:
il carcame possiede la mia anima
la serpe ha perso: ogni controllo
Leggete: sentirete FREDDO, ve lo garantisco. Senza nessun bisogno delle chitarre di King e Hanneman che tempestano sullo sfondo.

Perché -eccoci- proprio questo è riuscita a fare, quella là che non voleva tradurre steel con acciaio perché faceva schifo: a ricostruire il suono. In fin dei conti, è vero: nell’Heavy Metal è la musica che conta. E infatti Chiara Daino, dell’Heavy Metal, ha capito TUTTO. Ne ha colto l’essenza, il cuore. Il potere della sua parola. Calda come l'inferno o fredda come una lama. Che sia di ferro, o di acciaio: come cazzo volete. Tanto è Metallo.

Open magic doors
They will know the Power of my (S)word

(MANOWAR)



***

Grazie Mark

Fratellurico TU!

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