Chiara Daino
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2010, Versi
La Merca LA MERCA
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Chiara Libre Estratto da Chiara Libre
20 Novembre 2007 16:47:49




La Merca è un romanzo di de-formazione. Atipico, coraggioso, sperimentale.
Esperienza (di vita) ed esperimento (letterario) si fondono in quest’opera forte e disturbante, capace di affrontare con disarmante sincerità - brutale a tratti, e a tratti struggente - la tormentata realtà delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare (d.c.a.). Tema di enorme, dolorosa complessità, eppure spesso dibattuto a sproposito, confuso e frainteso tra fatti di cronaca, analisi psicologiche da salotto televisivo, frettolose disamine sociologiche. Chiara Daino decide l’esposizione totale del soggetto-oggetto del proprio raccontare. Pagina dopo pagina, la protagonista Jenny in-scena un gettarsi spavaldo e disperato nell’arena, una sorta di privatissima performance, un feroce darsi in pasto (in senso neanche tanto figurato) al pubblico, ai lettori. Opera prima della giovane Chiara Daino (nata a Genova nel 1981, attrice, autrice, songwriter e traduttrice), La Merca spiazza e conquista soprattutto per l’uso mirabile di un linguaggio sdoppiato, elastico, duttile come metallo da battere e (carnem) levare.


Una lingua che si fa strumento chirurgico, anzi arma da taglio, a sezionare con perizia sottile, impietosa e intelligente, un corpo schiavo della mente e però padrone al tempo stesso, nella sua sempre più diafana e ingombrante presenza fisica: “Nessuno conosce il corpo meglio di chi lo detesta, e Jenny possedeva una visione, seppur dismorfofobica, del suo fisico, perfetta - al microscopio. Nessun margine d’errore per quelle forme al margine dell’osso”.
Jenny si rap-presenta così nella sua più completa nudità: il corpo asciugato di vomito e lassativi, le calorie da computare diligentemente, gli specchi nemici, le cliniche-prigioni da cui evadere, le violenze subite, l’inutilità delle amicizie. E, sopra tutte, le disastrose relazioni con l’altro sesso. Motivo di distrazione, di momentaneo riempimento di un vuoto altrimenti incolmabile, di sofferenza, e mai di appagamento : “All’invito di Doc Rodrigo - Ciao bella! Come stai? Un colpo?” - Donna Abbondia rispose “Sì”, la sventurata.”
La sua è una solitudine invincibile e sovrana, eppure mai commiserata, mai oggetto di pietà. Piuttosto esibita con dissacrante re-attività, con un’ironia urticante che è ultima, estrema difesa: “Jenny paranoica si massacrava di palestra e scopate, in misura eguale - pari e patte (aperte) - per calcolare le calorie bruciate in moto: su-giù lo stepper, sopra-sotto un uomo. La sola differenza? Non dover rassicurare l’attrezzo (ginnico/Jennico) sulla qualità della prestazione.”
Quello di Jenny è un corpo che viene consapevolmente, testardamente de-costruito etto a etto - insieme alle ossessioni di cui è prigioniero - e si consegna infine all’autodistruzione, a una deflagrazione atomica che ne polverizza il peso e l’esistenza.
Bildungsroman al contrario - come suggerisce Massimo Sannelli, curatore dell’editing del libro - La Merca segna un esordio deciso, imprime un marchio di fuoco, una lettera scarlatta. Non cucita. Tatuata.




Cristina Babino






Ringrazio Cristina Babino per aver riproposto la sua lettura: intelleggere La Merca - oltre la Critica, dentro la trama - è il segno che l'autore vuole incidere.




la punta.
[per far godere: momar,
il siero di una lingua
che grida genuflesso]

e spegne.

quanti organi. una sconfitta: piaga. scava e riporta alla luce: resti. e chi? ero? [in nome del sonno/non incuba più:/ è un suono tosco] mi confesso: liscio la penna. allaga le mie molte mani. e corpi su corpi. canaste. non tengo il conto. non ho i numeri: solo l’urgenza. trenta e tante variazioni. pregare, più musica. più musica, Signore! taglia il timpano: non sentire più.

paura

un giro a vuoto. il mezzo. calice. senza fondo. di netto. e peso. preciso: «tutto è». paura: è stato di viscere. un quarto. di vita. di luna. l’intero è bugia. si grida: mangia! chi nutre sbaglia. esito sopra la riga. si tange?

un punto.

si macina. macella. conosco come si deve: rimetti in silenzio. tu dici. la bile àltera la veste: chi sa, può. e lacera. vi vuole nel vaso: sparse polveri crema. in volto si piange. lapida. di nuovo cemento: passo vietato. si ritira. la mia paura è chiara. l’attributo, in serie. incognita

e congenita.

Chiara Daino [da Lamer]



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