LIBRI - RECENSIONI
LA MERCA - ROMANZO DI CHIARA DAINO
Chi è nato in cattività ama la gabbia: no! Riciclate il vetro: il suono della campana è vero. Giocate e cercate personaggi e persone: vivere è teatro. Tondo, occhio di bue. E occhi aperti: carnivori/carnefici. Il cielo vale il volo, ovunque planiate con l’ultimo colpo d’ala.
E leggera: lieve, impalpabile neve. Io: aria senza perimetro. Io nel cerchio: acqua e sale, introdotte/espulse. Io (vi) piango via: non chiamatele "lacrime". Una soluzione fisiologica: acqua e sale. Non fate poesia: poesia è fare. Perfetto: perficio. Io ho Fatto! .
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“Il dolce e il salato: non saprei trovarle un difetto”. Mi avevi miniata. Così: era la prima seduta terapeutica di gruppo. Esimio dottore, è quello il mio difetto principale: il dolce e il salato. L’Ossimoro, il Glifo. Madame de Staël, grande assente dal tuo harem privato, avvertiva che “l’amore è tutta la storia della vita di una donna, un episodio soltanto in quella dell’uomo”: ricorda il mio episodio come abominevole, cancellalo, vanne fiero, cazzi tuoi! .
Da adesso in poi, segui la tua strada, ma lontana da quella che batto io. Io che mi batto il petto: mea culpa. Quando non è colpa mia? Ognuno è artefice del proprio destino e libero arbitrio. Mea culpa. Anni di colpa e sensi di colpa. Sì! Lo confesso: spreco la mia gioventù, brucio il mio avvenire. Sì! Insulto ogni bambino del Biafra, odiando il cibo. S! Mea culpa. Sono un affronto per ogni torturato in Lager o Gulag, per l’aspetto - da deportata - senza l’esperienza. Sì! Offendo Dio, per non gioire dei privilegi avuti. Sì! Sono la maledizione dei miei genitori. Sì! Mea culpa. Sì! Ho incoraggiato io, con un “inconscio e subdolo uso dello sguardo” (mi è stato detto: “per il tuo bene”), falli arrapati a schizzare/svuotarmi. Sì! Sono colpevole e traghetterò sensi di colpa e senso di liberazione per ogni purga assunta, per tutto il vomito indotto. Per ogni sbaglio, per ogni sigaretta, e Sì! .
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“I baci baci sono sfociati in un fuggi fuggi, convinto che volessi qualcosa da lui, che non poteva - e non voleva! - darmi. Inoltre Bigòn ha decretato che il mio pensiero non procede per algoritmi: quindi non sarò mai normale: beato lui che lo è, ragionando per algoritmi, procedendo per teoremi, copulando per sequenze (matematiche)” ringhò Jenny, tracannando. “Devo ringraziare un ingegnere se ho una casa, devo ringraziare Dio che non ho un ingegnere in casa.”
Rum liscio. L’umore è alto, e il capitano coraggioso.
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“Sperma passato non macina più. Spero vi siate divertiti. Vi voglio bene. Ora tornate da mogli presenti e mariti futuri, io devo fare un tuffo nel passato: mi aspetta mio padre per festeggiare e poi mia madre per rifesteggiare... Ingrasserò di due taglie, quando avrò finito tutti i tagli di torta!” sorrise, Jenny, abbracciandoli. La sua tranquillità emanava una luce inquietante: era davvero cresciuta e matura a tal punto da non esternare? Nessuna sfuriata? Strana lo era nel dna, quella massacrata d.c.a. Probabilmente era davvero troppo stanca per innervosirsi: rassicurati, Gian e Sara, coppia di Giuda, stamparono baci incerti su Zigomi Appuntiti. Silenzio. Quello che Jenny aspettava: nessun’altra anima viva. Unica compagnia: sangue furente, furioso. Rottura degli argini di una diga improvvisata: Jenny rovesciò il tavolo, e l’ennesimo turbine d’acqua pulita su quella sporca esistenza. Un’altra crisi bulimica - abominevole - e Jenny si accese una sigaretta. Un’altra. L’ultima.
Fonte:
http://lellovoce.altervista.org/article.php3?id_article=502
Adriano Padua