LIBRI - RECENSIONI
UN CORPO CONSEGNATO ALLA DISTRUZIONE
La Merca è un romanzo di deformazione. Atipico, coraggioso, sperimentale. Esperienza (di vita) ed esperimento (letterario) si fondono in quest'opera d'arte forte e disturbante, capace di affrontare con disarmante sincerità - brutale a tratti, e a tratti struggente - la tormentata realtà delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare (d.c.a.). Tema di enorme, dolorosa complessità, eppure spesso dibattuto a sproposito, confuso e frainteso tra fatti di cronaca, analisi psicologiche da salotto televisivo, frettolose disanime sociologiche. Chiara Daino decide l'esposizione totale del soggetto-oggetto del proprio raccontare. Pagina dopo pagina, la protagonista Jenny inscena un gettarsi spavaldo e disperato nell'arena, una sorta di privatissima performance, un feroce darsi in pasto (in senso neanche tanto figurato) al pubblico, ai lettori. Opera prima della giovane Chiara Daino (nata a Genova nel 1981, attrice, autrice, songwriter e traduttrice), La Merca spiazza e conquista soprattutto per l'uso mirabile di un linguaggio sdoppiato, elastico, duttile come metallo da battere e (carnem) levare. Una lingua che si fa strumento chirurgico, anzi arma da taglio, a sezionare con perizia sottile, impietosa e intelligente, un corpo schiavo della mente e però padrone al tempo stesso, nella sua sempre più diafana e ingombrante presenza fisica: «Nessuno conosce il corpo meglio di chi lo detesta, e Jenny possedeva una visione, seppur dismorfofobica, del suo fisico, perfetta - al microscopio. Nessun margine d'errore per quelle forme al margine dell'osso».
Jenny si rappresenta così nella sua più completa nudità: il corpo asciugato di vomito e lassativi, le calorie da computare diligentemente, gli specchi nemici, le cliniche-prigioni da cui evadere, le violenze subìte, l'inutilità delle amicizie. E, sopra tutte, le disastrose relazioni con l'altro sesso. Motivo di distrazione, di momentaneo riempimento di un vuoto altrimenti incolmabile, di sofferenza, e mai di appagamento: «All'invito di Doc Rodrigo "Ciao bella! Come stai? Un colpo?" Donna Abbondia rispose "Sì", la sventurata». La sua è una solitudine invincibile, eppure mai commiserata, mai oggetto di pietà. Piuttosto esibita con dissacrante reattività, con un'ironia urticante che è ultima, estrema difesa: «Jenny paranoica si massacrava di palestra e scopate, in misura eguale - pari e patte (apert) - per calcolare le calorie bruciate in moto: su-giù lo stepper, sopra-sotto un uomo. La sola differenza? Non dover rassicurare l'attrezzo (ginnico/Jennico) sulla qualità della prestazione». Quello di Jenny è un corpo che viene consapevolmente decostruito etto a etto e si consegna infine all'autodistruzione, a una deflagrazione atomica che ne polverizza il peso e l'esistenza. Bildungsroman al contrario - come suggerisce Massimo Sannelli, curatore dell'editing del libro - La Merca segna un esordio deciso.
Fonte:
http://www.faraeditore.it/html/recensioni/Stilos-n.7-3.04.07.jpg
Cristina Babino